sabato 23 aprile 2011

TROVATO CADAVARE DI UN ITALIANO A FORTALEZA

Sono ore di angoscia, a Locri, per i familiari di Mario Procopio, l'imprenditore di 36 anni scomparso nella città brasiliana di Fortaleza il 29 ottobre del 2009. La polizia brasiliana, infatti, ha trovato un cadavere ad Aquiraz, città satellite di Fortaleza, capitale dello stato nordestino del Ceara, e ritiene che sia proprio quello di Procopio. Per avere la certezza le autorità brasiliane attendono di effettuare la comparazione del Dna, ma intanto, secondo quanto riferisce la radio locale Tabajara, avrebbero già un sospettato: un sergente della polizia brasiliana, Jean Charles da Silva Liboro, che avrebbe agito per conto di un iraniano, Farhard Marvizi, di 45 anni, già mandante di altri delitti. Quest'ultimo è ritenuto il capo di un'organizzazione responsabile di un vasto traffico di contrabbando di materiale elettronico ed è sospettato di avere ordinato l'uccisione di almeno 11 persone. Marvizi era stato arrestato nell'agosto dell'anno scorso ed è stato trasferito nel penitenziario di massima sicurezza del Mato Grosso do Sul dove è detenuto tutt'ora. La notizia della morte di Procopio si è diffusa a Locri in serata, dopo che il sindaco, Francesco Macrì, ha diffuso un comunicato in cui, «a nome di tutta l'Amministrazione Comunale e della Città di Locri, si stringe alla famiglia Procopio-Scarfò per il tragico ritrovamento del figlio Mario, dopo circa due anni dalla scomparsa». Mario Procopio era in Brasile dal 2004, dove aveva costituito una società nel settore immobiliare. Laureato in informatica, a Fortaleza, dove era andato a vivere dopo avere lasciato Locri, aveva conosciuto una donna dalla quale ha avuto un figlio. L'uomo è scomparso il 29 ottobre 2009. Era uscito di casa in auto con l'auto ed una valigia nella quale portava 200 mila real (circa 80 mila euro) e numerosi gioielli, che secondo la ricostruzione fatta all'epoca dalla polizia, gli sarebbero stati affidati da un individuo non meglio identificato. A Locri vivono il padre dell'imprenditore, Pasquale, che gestisce un negozio di prodotti informatici e computer, e le tre sorelle, una delle quali, Daniela, è avvocato. Proprio lei, più volte, ha lanciato appelli al Ministero degli Esteri italiano e alle autorità brasiliane per sapere cosa era potuto accadere al fratello, ma fino ad ora senza alcun esito

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